September 1, 2025
Le esperienze dei nostri manager mostrano come venti ore retribuite possano trasformarsi in uno strumento di crescita personale e innovazione aziendale. Un approccio che trova conferma anche nei dati: secondo Banca Ifis, le imprese che investono in cultura ottengono una produttività superiore del 75% in dieci anni.
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Diego si trovava nei pressi di Vigevano per motivi di lavoro quando si è detto: “Ma perché non andare a visitare la città?” Un giro nella piazza principale, una passeggiata al Castello, una sosta al Duomo.
“È stata veramente una bellissima giornata e me la sono potuta godere tutta per me,” racconta l’area manager della nostra CRO. Quello che poteva essere un tempo morto si è trasformato in scoperta culturale, grazie al nostro Tempo di Qualità, un progetto che offre a ogni collega venti ore annuali retribuite da dedicare al proprio arricchimento culturale e personale, ed è l’essenza di una filosofia aziendale che oggi trova anche conferme oggettive.
Un recente report di Banca Ifis dimostra come le aziende che investono in cultura registrino una produttività superiore del 75% nell’arco di un decennio1. La bellezza e la cultura, in ogni loro forma, lungi dall’essere ornamenti superflui, si rivelano acceleratori concreti delle performance organizzative.
Ma come rendere questa iniziativa sempre più accessibile, anche per chi lavora da remoto? Come trasformare le venti ore da semplice opportunità a parte integrante della vita professionale? Come vincere la resistenza psicologica che porta a rimandare continuamente l’utilizzo? Sono alcuni degli interrogativi con cui ci siamo confrontati negli articoli precedenti, e che oggi esploriamo attraverso il prisma dell’esperienza manageriale.
La riflessione di Diego coglie una dinamica trascurata della vita contemporanea: la sacralità del tempo libero nei giorni lavorativi. “Il tempo libero è sacro,” osserva con la chiarezza di chi sperimenta quotidianamente i ritmi moderni. “Il weekend si è trasformato in territorio di conquista per commissioni e incombenze familiari, smarrendo la sua natura rigenerativa.”
Questa riflessione apre a considerazioni più ampie sui meccanismi di rigenerazione psicofisica nelle organizzazioni moderne. Le venti ore dedicate alla crescita culturale creano spazi temporali infrasettimanali dove ritrovare concentrazione e prospettiva. “Spesso viviamo questi momenti come se stessimo sottraendo tempo al lavoro,” continua Diego, “ma imporsi di staccare strategicamente permette di affrontare le sfide successive con spirito rinnovato e un’apertura mentale diversa.”
L’esperienza di Giada, area manager del nostro team sales, evidenzia un altro aspetto cruciale dell’iniziativa: la democratizzazione dell’accesso alla cultura per chi vive stagioni intense di responsabilità familiari. La sua testimonianza mostra come il Tempo di Qualità abbatta barriere invisibili, restituendo a tutti la possibilità di nutrirsi di esperienze che arricchiscono davvero.
“Sono esperienze che nella vita normale non riesci a incastrare. Un esempio? Una mostra a Roma. Con la famiglia diventa complicato: ognuno ha i suoi tempi, le sue passioni. Risultato? Rinunci.” Poi, riflettendo sull’esperienza, aggiunge: “Il Tempo di Qualità cambia tutto: finalmente puoi dedicarti a ciò che ti arricchisce davvero.”
L’iniziativa restituisce spazio alla crescita individuale in un momento della vita spesso dominato dalle responsabilità collettive, mostrando come l’investimento nel benessere personale generi effetti che vanno oltre i numeri e si fanno sentire nella quotidianità.
Matteo, area manager del nostro team di sviluppo software, offre una prospettiva che coglie le contraddizioni del nostro tempo. La sua riflessione si muove sul terreno dove tecnologia e umanità si incontrano ogni giorno.
“Viviamo immersi in un mondo che ci allontana progressivamente dalle emozioni primordiali,” osserva chi lavora quotidianamente con la tecnologia. “Il Tempo di Qualità è autentico perché lo scegliamo consapevolmente per noi stessi: ci permette di tornare a contatto con dimensioni dell’esperienza che rischieremmo di non esplorare mai.”
La sua partecipazione ai campi scout racconta proprio questo: esperienze concrete che riconnettono con ritmi e sensazioni spesso soffocate dalla quotidianità digitalizzata. Non è nostalgia: è ricerca di equilibrio tra tecnologia e vita umana.
Gioacchino, area manager del nostro team M&E, descrive l’impatto forse più sfuggente ma decisivo dell’iniziativa: la capacità di generare connessioni inattese tra ambiti apparentemente distanti. “Esplorare contesti diversi dal proprio lavoro quotidiano aiuta ad affrontare le sfide professionali con occhi nuovi, cogliendo possibilità che prima sfuggivano.”
Nel suo caso, ha visitato le residenze napoleoniche all’Isola d’Elba e dedicato alcune ore ad aggiornamenti professionali personali: ciò che ha appreso è poi diventato patrimonio comune del gruppo. Non semplici divagazioni culturali, ma investimenti consapevoli in prospettiva operativa. “Osservare i problemi non solo frontalmente ma anche lateralmente permette di cogliere sfaccettature preziose quando ci si avventura oltre i confini consolidati del proprio territorio operativo.”
Questa dimensione dell’iniziativa mostra come l’arricchimento culturale alimenti un pensiero trasversale che si traduce in soluzioni innovative, confermando che cultura e business non sono mondi separati ma si rafforzano reciprocamente, spesso in modi inattesi.
Un dato emerge con particolare evidenza dalle conversazioni con i nostri manager: l’evoluzione spontanea dell’iniziativa da benefit interno a strumento di comunicazione esterna. Non per una pianificazione deliberata, ma come conseguenza naturale dell’autenticità che contraddistingue questa iniziativa.
Diego racconta come accade nella pratica:: “È qualcosa di cui parliamo naturalmente quando siamo fuori dall’azienda. Nei colloqui di selezione, tra gli aspetti che sottolineo c’è anche questa caratteristica, e viene percepita come indice tangibile del fatto che l’organizzazione abbia realmente a cuore il benessere della persona.”
Parallelamente, Giada conferma l’efficacia comunicativa nelle relazioni commerciali: “Mi accade regolarmente di illustrare ai clienti questa possibilità che l’azienda offre ai propri collaboratori. Rimangono colpiti dal fatto che l’organizzazione permetta di dedicare tempo retribuito alla rigenerazione personale e alla crescita culturale.”
L’iniziativa diventa così al tempo stesso indicatore del clima organizzativo e leva di differenziazione competitiva, generando valore reputazionale grazie alla testimonianza diretta di una cultura che mette al centro la persona.
La sfida più insidiosa non risiede negli aspetti logistici dell’implementazione, ma negli ostacoli psicologici che impediscono la piena fruizione dell’opportunità. Diego affronta questa criticità con la franchezza di chi ha attraversato personalmente il dilemma: “Esiste una reticenza inattesa a concedersi questo tempo, proprio perché non sembra mai il momento appropriato. Questa settimana sono sovraccarico, ho scadenze impellenti. Il momento ideale non arriva mai spontaneamente per esperienze di questo tipo.”
Matteo aggiunge una riflessione: “Dedicare tempo di qualità alla crescita personale è un investimento che porta benefici sia individuali che collettivi, ma tutto prende origine da una consapevolezza di sé che deve essere coltivata e che poi si irradia naturalmente verso gli altri.”
Emerge così la necessità di un cambio di paradigma culturale: la pausa rigenerativa non è una perdita di produttività, ma la condizione stessa per un’eccellenza sostenibile.
I feedback raccolti dai nostri area manager delineano la traiettoria evolutiva dell’iniziativa. Confermano l’obiettivo di raggiungere il 100% di partecipazione entro il 2026 e di trasformare JSB Solutions in modello di riferimento per lo sviluppo di iniziative di welfare aziendale in Italia.
Gli impegni che assumiamo pubblicamente includono la creazione di un sistema di sensibilizzazione per superare le resistenze psicologiche, l’integrazione delle venti ore nei parametri di valutazione annuale come indicatore di benessere e crescita personale, l’organizzazione di esperienze collettive per rafforzare i legami tra colleghi distribuiti sul territorio, un programma di mentorship per i nuovi assunti e soluzioni specifiche per chi lavora da remoto.
Tutto nasce da una convinzione che attraversa la nostra strategia organizzativa: la cultura non può essere un margine del core business, ne rappresenta il centro pulsante. Stimola creatività, alimenta curiosità, facilita lo scambio di prospettive e allarga le potenzialità individuali. Sono questi gli ingredienti essenziali dell’innovazione autentica, la via per guardare al futuro con fiducia e benessere condiviso.
Investire sulle persone significa investire sul futuro: il resto viene di conseguenza.
[1] https://www.bancaifis.it/app/uploads/2024/10/Economia-della-Bellezza-2024_studio_def.pdf
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